Sofia Meneghini Hellas Verona 3A Sport Antonini distributore ufficiale Nike

Sofia Meneghini, difensore centrale dell’Hellas Verona Women, è da circa due mesi ambassador di 3A. In una breve intervista parla della sua passione, il calcio, e di come questo sport sia ancora considerato in modo diverso fra uomo e donna. Di seguito le prime domande dell’intervista, stay tuned!

Sofia, il girone di andata è terminato, com’è andata sia personalmente che per la squadra?

Questo girone di andata ha avuto alti e bassi, siamo partite molto bene con un pareggio a Milano contro l’Inter e con la vittoria con il Florentia. Siamo una squadra nuova, mix tra giovani e veterane, tra entusiasmo ed esperienza che aveva bisogno di amalgamarsi per fare bene e le partite contro le top quali Roma e Juventus ci hanno aiutato a fare questo, nonostante le sconfitte. Ora stiamo passando un bel periodo, sia di quadra che personale, sono riuscita a partire nelle 11 titolari le ultime tre gare, riuscendo a portare a casa 6 punti. Ora bisogna lavorare per migliorarsi sotto tutti i punti di vista ma siamo sulla strada giusta.

Ultimamente c’è maggior interesse intorno al calcio femminile, senti che qualcosa è cambiato?

Finalmente si sta parlando di calcio femminile.
Non penso che qualcosa sia cambiato, penso che stia cambiando. L’attenzione sicuramente è cresciuta, le iscritte ai settori giovanili sono aumentate, le TV iniziano a trasmettere le partite i giornali ne parlano di più. Questo è importantissimo per il movimento ma il cambiamento vero, quello che stiamo aspettando, arriverà quando le donne saranno riconosciute nello sport come professioniste.

Nonostante ciò, però, non siete ancora considerate professioniste, come vivi questa condizione e cosa serve a tuo parere per attuare questo passaggio?

Siamo nel 2019 e le donne, in tutti gli sport, non sono ancora considerate professioniste.
Sono giovane e di strada da fare ne ho ancora molta, ma se in futuro mi si prospettasse il riconoscimento di status da professionista sarebbe un sogno. Penso che tutte le persone a tutti i livelli, nella vita vogliano fare ciò che amano, giocare a calcio è una delle cose che amo fare e se verrà riconosciuto come “lavoro”, potrò dedicarmici come tale.
È uno passo che bisogna fare per forza, non lo si può lasciare ancora a prendere polvere, penso che lo sport sia un efficiente mezzo per trasportare valori, un valore che mi è molto caro è l’uguaglianza. Lo sport e il calcio devono trasmettere anche questo e la parità di diritti e riconoscimenti deve essere la stessa, uomini e donne devono essere messi sullo stesso piano, purtroppo siamo ben lontani da questo ma è quello che immagino nel mio futuro.